mercoledì 25 gennaio 2017

Il grande Gatsby, F.S. Fitzgerald


Titolo Il grande Gatsby
Autore F.S. Fitzgerald
Casa editrice Mondadori 

Trama New York, 1922: il giovane Nick Carraway si trasferisce nella scintillante Long Island, in un piccolo cottage circondato dalle dimore sfarzose dei nuovi ricchi. Così conosce il misterioso Jay Gatsby, che ogni sabato sera organizza stravaganti feste con centinaia di invitati, tra meravigliosi abiti da cocktail e auto di lusso. Ma dietro questa facciata sfavillante, Gatsby nasconde un'oscura solitudine, e un amore disperato per una donna irraggiungibile.

Recensione 

Ineccepibile durante tutta la lettura è la scrittura di Fitzgerarld, che rispecchia tutta la forma, l'eleganza e lo stile dei mitici anni 20'. Un'eleganza particolare, unica del suo genere, ma che, purtroppo, non gradisco, soprattutto quando si presenta in maniera così imponente sulla narrazione tale da impedire un reale coinvolgimento nella storia.
Ho avuto la conferma di quello che avevo già presagito durante la lettura de Tenera è la notte e che fino alla fine mi sono ostinata a non accettare: una mancanza di chimica tra Fitzgerarld e me. Non riesco ad apprezzare questo eccesso di artificiosità nella scrittura in molti punti della narrazione che mi hanno impedito di provare un qualsiasi legame o emozione per gli accadimenti e i personaggi.

Daisy ricalca tremendamente  Rosemary , protagonista de Tenera è la notte, nella cui figura è facile ritrovare lo sfarzo e le frivolezze che contraddistinguevano quegli anni: limitata ai suoi bisogni, superficiale nel modo di pensare e di vivere la vita. Queste caratteristiche sono quelle che meglio, alla fine, mi aiutano a spiegare come mi sono sentita nei riguardi di questo romanzo: una forma magistrale nella prosa, ma una vacuità di contenuti che non mi hanno lasciato nulla, per tutto il romanzo.

Nick è una figura ambigua, un attento osservatore la cui opinione muta con il mutare dei fatti. E' attraverso i suoi occhi che vediamo il divenire della storia di Gatsby e di come cerchi, con vani tentativi, di  tornare a fare breccia nel cuore della sua amata, Daisy, nonché cugina di Nick.

Gastby, il protagonista, quello che sarebbe dovuto essere il faro illuminante del romanzo, è in realtà un personaggio alla stregua di tutti gli altri, a cui non viene data un'eccessiva importanza se non nelle ultime pagine del libro.

Tutti i personaggi portati allo stesso livello, una scrittura che fa da barriera e che impedisce al lettore di provare un trasporto per la storia, mostrano come Fitzgerarld in realtà voglia fornirci un quadro di quegli anni attraverso questa storia d'amore. Non a caso d'amore si parla poco e poco se ne fa cenno; non a caso l'amore è difficile da percepire tra Daisy e Gatsby, perché è tutto un piano per ostentare una incapacità cronica dell'epoca di provare realmente amore se non per se stessi e per la vita di agi che ci si aspetta di vivere. Non a caso Nick è un broker finanziario; Gastby ogni sera ospita gente proveniente da ogni parte del Paese affinché possano partecipare alle feste che lui stesso realizza all'interno della sua tenuta; Daisy vive nel lusso offertogli dal marito Tom, e nell'ombra della sua amante.

Tutto ciò che c'è di più vicino all'amore è Gatsby, anche se alla fine, scopriamo come tutto ciò, in realtà, non sia un modo per Gatsby di restare appigliato al passato.


«Non giunse nessun messaggio telefonico, ma il maggiordomo dovette rinunciare al suo pisolino e aspettò fino alle quattro, quando già da molto tempo non c'era più nessuno a cui recarlo, se anche fosse giunto. Ho l'impressione che Gatsby stesso non credesse che sarebbe giunto, e forse non gliene importava più. Se era vero, doveva essergli parso di aver perduto il calore del vecchio mondo, di aver pagato un prezzo molto alto per aver vissuto troppo a lungo con un unico sogno. Doveva aver guardato un cielo insolito tra foglie spaventevoli e rabbrividito nello scoprire che cosa grottesca è una rosa e com'è cruda la luce del sole su un'erba quasi non ancora creata. Un mondo nuovo, materiale senza essere reale, dove poveri fantasmi si aggiravano incidentalmente , respirando sogni invece di aria... »


Prendersi la colpa dell'omicidio dell'amante di Tom in realtà commesso da Daisy, non è altro che il modo adottato da Gatsby per punirsi di una vita vissuta a rincorrere i fantasmi del passato che lo hanno abbandonato e rivelato una realtà diversa da quella che lui ha sempre pensato potesse essere. Avvertiamo un senso di inquietudine scaturire da questa riflessione non appena la cogliamo, e abbiamo quasi l'impressione di essere lasciati soli, dopo la sua morte, con quegli stessi fantasmi che un tempo non molto lontano hanno infestato la casa e la vita di Gatsby.

Passiamo perciò da una vacuità di contenuti celati da una prosa magistrale, ad un epilogo finale in cui calano le maschere e viviamo noi stessi, in prima persona, quel senso di vuoto, non inteso più nei contenuti, bensì nella perdita di un sogno , di fronte a cui siamo lasciati per osservarne i cocci,.
Il sognatore, invece, si è fatto sorprendere ed uccidere di fronte alla mancata possibilità di vivere la vita secondo i sogni che l'hanno sempre accompagnato, e che l'hanno aiutato a diventare l'uomo che avrebbe dovuto riconquistare la sua amata, ma che in realtà è stato abbandonato, a se stesso, ai suoi fantasmi, rivelandosi lui stesso un fantasma per se, e per gli altri, che lo hanno lasciato ai suoi stenti, ai suoi sogni rivelatesi illusioni.

Voto
★ ★ 

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