lunedì 31 luglio 2017

Il cardellino, Donna Tartt




Titolo: Il cardellino
Autore: Donna Tartt
Casa editrice: Rizzoli



Trama\Recensione
Il cardellino è stata una strana avventura, una sorta di Luna Park per il mio cuore, e non mi succedeva da tanto. Non ricordo quale sia stato l'ultimo libro che mi abbia così segnata... ma andiamo con ordine.

Il cardellino ci accompagna per circa novecento pagina raccontandoci la storia di Theodore Decker e della perdita di sua madre. Inevitabilmente questo cambierà la sua vita, soprattutto considerando il fatto che questa perdita avverrà intorno ai suoi dodici anni, condizionando il resto il resto dei suoi giorni. Più che della sua vita, direi della sua crescita. E' come se a una pianta si affiancasse un sostegno per farla crescere eretta, ma nel caso di Theo, questo sostegno venisse a mancare per essere sostituito con un altro meno stabile, più curvo e perverso. La presenza di Boris, compagno del liceo con il quale inizia a crescere e sperimentare nuovi mondi, influisce in questo senso sull'andamento che prenderà la sua vita: sballata, inerte, passiva. Tutto cambia e dall'esistenza sicura che aveva con la madre a New York, se ne sostituisce un'altra priva di sicurezze e piena di stenti a Los Angeles con il padre e la nuova compagna Xandra.
Qui conoscerà droghe, alcol e solitudine. Saranno loro i soli suoi amici durante gli anni dell'adolescenza, se si esclude la presenza di Boris. Ma un giorno anche il padre viene a mancare e piuttosto che stare con la compagna non proprio stabile dell'unica figura genitoriale che gli era rimasta, preferisce scappare e tornare a New York da Hobie.
Chi è Hobie? Hobie è il fratello di Walty, l'uomo che conobbe il giorno dell'attentato al museo in cui morì sua madre. Walty, dandogli il proprio anello affinché lo riportasse alla propria famiglia, fece così in modo che i due entrassero a conoscenza, e non solo... Walty infatti invitò Theo affinché prendesse Il cardellino e lo custodisse, un piccolo dipinto di inestimabile valore presente al museo. Si, ma perché? Risulterà importante Il cardellino nella vita di Theo?

Posso rispondere solo alla seconda domanda: si.
La vita di Theo ruoterà attorno a quest'opera d'are, e attorno alla sua figura si dipanerà tutta la narrazione. E' Theo a narrare in prima persona ripercorrendo i fatti attraverso la stesura di un racconto che "non leggerà nessuno". Ma alla fine lo abbiamo letto, la Tartt ha vinto il Premio Pulitzer nel 2014, e molti hanno finito per amarlo. Compresa me?

Partiamo col dire una cosa fondamentale: la Tartt con questo romanzo si conferma una della più grandi penne della letteratura mondiale contemporanea, almeno per quanto mi riguarda. La sua scrittura è scorrevole ma non per questo superficiale o vuota: al contrario.
Nelle sue opere è facile imbattersi nell'arte, in ogni sua forma. Precedentemente ho letto Dio di Illusioni (di cui vi lascio il link qui nel caso ne voleste sapere di più) e anche lì si respira arte, in quel caso nella sua forma letteraria di impronta classica, dal momento che seguiamo la storia di un gruppo di ragazzi e di un professore che insegna queste materie in un college del Vermont. Ne Il cardellino è invece arte nel senso più comune del termine: quadri, pittori, scultori, tutto ruota intorno a questo mondo incantato. E non potrei descrivere in nessun altro modo la Tartt se non come una scrittrice che incanta. Le sue parole diventano arte, impersonando l'oggetto dei suoi racconti. Leggere un suo romanzo è come perdersi in un quadro del Louvre, e non si può fare altro che esserne soggiogati e ammirare l'opera. 

Se per Dio di Illusioni questa formula aveva ottenuto senz'altro un risultato positivo, non posso dire la stessa cosa de Il cardellino.
Mi spiego.
Il Cardellino mi ha turbata, esasperata, fatto conoscere il buio e poche volte la luce. Mi ha portato giù, giù, e ancora giù. Ho visto la solitudine, sentito la solitudine. Restare insieme a Theo non è stato semplicemente stargli affianco ma provare ciò che provava lui, e se per il primo romanzo della Tartt questo ha funzionato in positivo, adesso così non è stato. Con Dio di Illusioni è stato tutto un sogno surreale, una dipendenza letteraria che è iniziata e finita nel momento in cui è terminato il romanzo.
Il cardellino è stato l'esatto opposto. E' stata una lettura che mi ha accompagnata per settimane, sembrando interminabile così come la sofferenza di Theo che gravava sulle mie spalle. E quando ho terminato il romanzo ho pensato:" Si, è finita." Ma no, non è così. Perché penso ancora a Theo e a che piega abbia preso la sua vita, penso a come sarebbe stato se non avesse conosciuto l'abisso e la dipendenza della droga. Penso alla vita che aveva davanti e come Boris abbia cambiato le carte nel tavolo della sua esistenza. Penso a come a Theo tutto questo è stato bene, questa passività e questa vita in cui pensava di non meritare amore che non fosse legato al dolore, come una sorta di punizione che lui stesso si auto affliggeva, chissà, forse perché per tutta la sua vita ha pensato di essere colpevole per la morte della madre? Oppure chissà, ricordo di quando disse a Boris che prima di conoscerlo era un ragazzo solo e molto attaccato ai videogiochi. Quindi che avrebbe fatto questa fine lo stesso? Oppure sarebbe appartenuto a un destino peggiore , a una passività peggiore che non avrebbe previsto un punto di svolta? Perché qui c'è la svolta, si. C'è una svolta alla fine per Theo. Ma si tratta comunque di un cambiamento che sa sempre di tristezza, malinconia, come a dire "Ho toccato il fondo, devo cambiare" , ma chissà perché sento ancora la tua malinconia dentro la mia anima, Theo?
Ecco sicuramente la storia è stata straziante, in molte parti ferma e fin troppo statica. Ma se c'è una cosa che posso dire di questo romanzo, è che finalmente ho trovato un protagonista di cui mi sono realmente affezionata. Theodore Decker sarà la mia risposta alla domanda "Crush letteraria?". Ovviamente non intendo crush nel senso di innamoramento , ma nel senso di sentirlo vicino alla mia persona. Theodore è l'uomo a cui in questo momento chiamerei per chiedere:" Hey. Ho finito il libro. Ma alla fine dove sei? Cosa fai? Che ne è stato di te? Come stai?".
Il Cardellino, al contrario di Dio di Illusioni, è a lento rilascio. E' come se durante la lettura non ti accorgessi di ciò che sta succedendo,e poi boom! Il seme  piantato dalla Tartt cresce di colpo dopo aver chiuso l'ultima pagina. E' come se fossimo stati un terreno che lei ha curato per settimane con le sue novecento pagine, e poi ci lascia con questa malinconia, con questo turbamento, perché ci accompagnino ancora e ancora attraverso il ricordo di Theodore. Perché è Theodore qui, che graffia la nostra anima per restarci.

La storia, come dicevo, in molte parti purtroppo l'ho trovata ferma. Mentre in Dio di Illusioni qualsiasi parola mi sembrava lì per un motivo e il romanzo non sarebbe stato lo stesso senza di essa, per Il cardellino non dico di aver pensato a una mole diversa, ma per lo meno a un'evoluzione diversa della narrazione in più punti. Certo, c'è anche da dire che la Tartt rende l'immobilità della vita di Theo a Los Angeles e i suoi pomeriggi tra droga e alcol perfettamente a parole, e sicuramente la staticità della scrittura ha avuto questo scopo. Ma a me in alcune parti ha disturbata (penso l'argomento mi disturberebbe da chiunque venisse trattato, figuriamoci qui considerando il tempo che ha speso per soffermarcisi con questa forza scritturale) e in altre annoiata. Poi, il finale mi ha lasciata piuttosto insoddisfatta (come dicevo avrei voluto chiamare Theo per avere sua notizie) , insieme anche alla descrizione del "colpo " che viene fatto ad Amsterdam nelle ultime pagine, che mi ha parecchio confusa.

Voto
★ ★ 

giovedì 6 luglio 2017

Letture di Giugno!









E si. A Giugno ho letto molto. Non capita spesso, ma quando capita e non ci sono state singole recensioni, bisogna armarsi di tanta pazienza e fare un bel post con tutte le letture del mese.
Iniziamo?

Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, R.L. Stevenson
★ 
Su questo piccolo racconto, uno dei più famosi (se non IL più famoso di Stevenson) si basa l'idea di un grande personaggio pop-cult, quello del dottor Jekyll (o mister Hyde?) . La storia è uno strumento potente per denunciare la doppia natura dell'uomo con degli elementi gotici-fantastici che sarebbero dovuti piacermi, ma in realtà non è stato così. Nonostante siano state meno di cento pagine, ho trovato la narrazione lenta e non ingranate, finendo inevitabilmente per annoiarmi. Stevenson ha uno stile piuttosto frammentario che in questo racconto ha dimostrato non essere nelle mie corde, per il momento.


Cosa resta di noi, Giampaolo Simi
★ 
Cosa resta di noi è un romanzo che avrei voluto leggere già da anni, dal momento della sua uscita nel lontano 2015. Dalle tinte nere, alla fine si è rivelata essere una profonda delusione. Vi lascio qui il link dove ho approfondito meglio il discorso in un altro post del blog.

La migliore amica, Claire Douglas
★ ★ ★ 
La migliore amica è invece un'uscita recentissima. E' un romanzo che passa dal giallo, al thriller psicologico al lieto fine delle ultime pagine (che comunque, qualche porta aperta al mistero la lascia sempre).
Si è rivelata essere una lettura scorrevolissima (divorato in pochissimi giorni con una mole poco inferiore alle quattrocento pagine) e sufficiente, che non manca di trattare argomenti di una certa importanza (adolescenza, stupro, vendetta, fiducia) .

Colorado Kid, Stephen King
★ ★ ★ 
Di questo romanzo breve del re dell'horror, ne avevo sempre sentito parlare ma con non molto entusiasmo. A me aveva incuriosito sin da subito e, nonostante le svariate critiche, non mi sono potuta esimere dal compralo e leggerlo nell'immediato. Lo ammetto, in genere le critiche che sento su di un romanzo mi portano a guardarlo con un occhio di critica maggiore, ma stavolta così non è stato. C'è da dire che qui , tra queste pagine, non troviamo il solito King. Questo romanzo è stata una prova diversa con la quale si è voluto cimentare e, nonostante ci abbia messo un po' a capirne il senso, quando si chiude l'ultimo capitolo si è totalmente soddisfatti. Si rivela un romanzo d'intrattenimento ma riflessivo, che ci porta oltre quello che leggiamo fra le righe. Consigliatissimo!
Da questo libro è stata tratta anche una serie TV dal titolo Haven.

Dieci piccoli indiani, Agatha Christie
★ ★ ★ ★ ★ 
Un gruppo di persone chiamate e poi bloccate su un'isola...and then there were none. Con questo espediente la Christie inventa l'enigma nella camera chiusa nel genere giallo , realizzando un esempio che ha portato questo romanzo ad essere il più venduto del genere vantando un totale di più di centodieci milioni di copie a livello mondiale. Devo aggiungere altro?
Da questo libro è stata tratta anche una serie TV dall'omonimo titolo prodotta dalla BBC.